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Via Claudia Augusta

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Francobollo celebrativo 2000 anni della Claudia Augusta
La Via Claudia Augusta a Lamon
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Lamon, il suo territorio, può vantare il transito di uno dei tratti della via Claudia Augusta che, sicuramente, può essere annoverato tra i più' spettacolari e suggestivi.
Dal torrente Cismon la via Claudia risale verso l'altopiano seguendo un percorso che, sulla sinistra della valle, ridotto a mulattiera, punta direttamente verso il colle di S. Pietro, dove sorge, sui resti di un castello, la chiesa dedicata al Santo, nei pressi della quale, nel corso degli anni, sono state rinvenute molte monete romane e numerosa oggettistica risalente al periodo.

Rimane, in località Stalena, a brevissima distanza, il notevole complesso del "Ponte Romano" che, inserito in un contesto naturale di rara bellezza e suggestione evocativa e grazie ad un recente intervento di sistemazione e restauro, restituisce al visitatore la memoria di lontani trascorsi quando, all'apice dello splendore dell'età imperiale, gli uomini delle legioni dell'esercito di Roma passavano attraverso questi luoghi per raggiungere le mai dome terre germaniche.

Si può percorrere, con inizio dalla località Costa – anche se l'attacco con l'attuale sede stradale , ora, è precluso alla vista da un grande accumulo di terra – lo stupendo tratto di via Claudia, giunta sino a noi , oggi, col nome di "Via Pagana" : quattro chilometri ininterrotti in salita leggera, intagliati nella roccia. Del tracciato originario della via non è rimasto che il profilo, in alcuni tratti perfettamente definito, le cui dimensioni variano dai 180 ai 200 centimetri. Le vie militari, ben diverse dalle " viae silice stratae " che attraversavano i grossi centri abitati, mostravano, su delle solide fondamenta in legno, pietra e sabbia, una copertura in ghiaia ben battuta ed erano chiamate " viae glara stratae ".

 

Francobollo celebrativo 2000 anni della Claudia Augusta

2014-04 francobollo-CAAIl 2 maggio 2014 è stato emesso un francobollo dedicato alla Claudia Augusta in occasione dei 2000 anni dalla morte di Augusto, il maggiore ispiratore di questa strada romana che parte da Altino, nella laguna veneta e giunge fino in Baviera sulle rive del Danubio. Costruita per scopi militari, oggi rappresenta una potenziale risorsa culturale e turistica oggetto di importanti progetti internazionali di valorizzazione: Baviera, Austria, Italia.
Un asse viario storico, 3 Stati, 5 Regioni europee, 550 km. La sua antica e moderna vocazione a ponte tra culture diverse ha trovato una felice rappresentazione nella scelta del nostro ponte sulla Stalena come oggetto del francobollo commemorativo, che uscirà in più di 2.750.000 copie con un valore di 0,70.

 

La Via Claudia Augusta a Lamon

La Claudia Augusta è un’ antica strada imperiale iniziata da Druso, generale dell’imperatore Augusto, dopo la conquista dei territori della Rezia e della Vindelicia (Tirolo occidentale e Germania meridionale) nel 15 a.C.
La Claudia Augusta “Altino - Augsburg” era una via di fondamentale importanza che con le sue 350 miglia romane (circa 520 chilometri odierni) congiungeva, attraverso le Alpi, il mare Adriatico con il fiume Danubio, collegando i Municipi di Altinum, antico porto lagunare, con Augusta Vindelicum. La dizione di Claudia Augusta è legata al nome dell’imperatore Claudio, figlio di Druso, che provvide a consolidarla come ci dicono le pietre miliari di Rablat (BZ) e di Cesiomaggiore (BL)

Al di là di discussioni e dibattiti di vario genere, gli studi sulla Claudia Augusta, una via che attualmente unisce ben tre entità statali (Italia, Austria e Germania), hanno evidenziato l’alta valenza territoriale, civile, culturale e storico-naturalistica dei paesi attraversati dal suo probabile tracciato, in un ideale collegamento fra terre e popoli diversi, posti nel cuore e alle radici dell’odierna Europa
Il tracciato di questa via è ancora per certi aspetti un enigma, dato che il suo itinerario non è riportato né dalla Tabula Peutingeriana né da altra carta geografica o itinerario antico, anche se preziosi indizi ci possono venire da alcuni importanti ritrovamenti archeologici. Alla luce degli studi storici ed archeologici documentati, attualmente non esiste un’unica ipotesi ben definita sul suo tracciato originario, ma ve ne sono diverse da intendere come rivolte ad esplorare percorsi secondari o di raccordo rispetto a quello principale.
La romanità del territorio lamonese è attestata a partire dal suo stemma che, caso assai raro nell’araldica ufficiale dei comuni italiani, fin dalla fine dell’800 chiama a rappresentarlo un tempio romano edificato sul colle di San Pietro. Lungo, e per certi versi assolutamente eccezionale, l’elenco dei reperti romani che da un secolo e mezzo vengono alla luce nel territorio comunale (basti pensare che, ad esempio, le monete provenienti dalle tombe di San Donato costituiscono uno dei più cospicui e interessanti rinvenimenti numismatici da contesto funerario dell’intera area bellunese). Risalgono addirittura al 1700 i primi studi di Bartolomeo Villabruna e Giuseppe Andrea Montebello che parlano di un un’importante arteria di comunicazione che passava per Lamon e Tesino “...più verso Tesino, oltre San Donà, sulle sponde della Senaiga stessa evvi una strada che da quegli alpigiani appellasi tuttora Via Pagana, e di là per Tesino si deve tenere per fermo, che passasse nella Valsugana…”
Valdeniga, Colle di San Pietro, San Donato sono punti significativi di insediamenti romani (presidi fortificati, abitati, necropoli) lungo il percorso dell’antica via imperiale che, secondo gli storici Alberto Alpago Novello e Luciano Bosio, passava nel Lamonese.

Logo-Mostra-archeologica-1Per Alpago Novello, poco oltre Ponte Serra la strada, scendendo dal Sovramontino, oltrepassava su un ponte il fiume Cismon (presenza di muri a secco di controriva alti fino a 2-3 metri sul lato lamonese) e guadagnava in altezza attraverso la contrada di Ciess per arrivare ai piedi del Colle di San Pietro sulla cui sommità sorgeva un presidio fortificato. Da Lamon a Rugna la Claudia Augusta scendeva ripida per varcare il bellissimo ponte con arcata a tutto sesto che la tradizione assegna alla strada romana (con probabili rimaneggiamenti medioevali). Da Rugna alla frazione di Costa la strada coincide con la moderna carreggiata mentre fino a San Donato corre per quattro chilometri parallelamente e leggermente più in basso col nome tradizionale di “Via Pagana”. Autori antichi e più recenti affermano l’esistenza a tratti di solchi carrai impressi nella roccia ma probabilmente smangiati data la fragile natura calcarea della stessa. Uscita dalla boscaglia, la strada arriva in località Crosere (in dialetto “incroci stradali”) appena a monte della straordinaria necropoli indagata da scavi archeologici sistematici dal 2000, ma di cui esistono notizie scritte redatte ancora alla fine del 1800 dal sacerdote sandonatese Don Pietro Tiziani. A tutt’oggi sono state scoperte circa novanta sepolture che si datano ad un periodo compreso tra il I e il IV secolo d.C. Si tratta di inumazioni in nuda terra deposte all’interno di fosse di forma ovali. I defunti presentavano in genere una posizione rannicchiata, con la schiena appoggiata alla parete della fossa e il capo rivolto a est. Le prime analisi antropologiche hanno evidenziato che si tratta, nella maggior parte dei casi, di individui di età adulta dotati di corporatura robusta. I corredi funebri, maschili e femminili, si compongono di oggetti d'uso quotidiano, di abbigliamento e di ornamento in argento, bronzo e vetro: orecchini, collane, fibule e numerose monete romane. Di grande interesse risultano i coltelli a serramanico rinvenuti nelle tombe maschili, utilizzati presumibilmente per piccoli lavori quotidiani, e gli orecchini delle sepolture femminili, di foggia particolare detta “a B”. Ad attrarre l'attenzione degli studiosi è stato anche il ritrovamento dello scheletro intero di un bue, la cui sepoltura effettuata con particolare cura (la testa dell'animale è appoggiata su una pietra che la tiene leggermente rialzata) induce a ritenere che si tratti di una deposizione sacrificale. Tutto il materiale è esposto nel Museo Archeologico di Lamon.

calice diacono orsoAttraversato il fondo della Val Senaiga la strada entrava nel territorio del comune di Castel Tesino. Qui vicino nel 1836 venne rinvenuto Calice del Diacono Orso. Il prezioso reperto (si tratta del vaso eucaristico più antico dell’Occidente cristiano) è databile all'incirca tra il V e il VI secolo dopo Cristo ed è formato da una grossa coppa sostenuta da uno stelo basso e recante l'iscrizione:"DE DONIS DEI URSUS DIACONUS SANCTO PETRO ET SANCTO PAULO OPTULIT". Forse il calice proveniva da una delle botteghe di Aquileia e venne perduto nel corso dell'invasione longobarda. Di proprietà della parrocchia di Lamon è attualmente esposto al Museo Diocesano di Feltre e rappresenta un’ulteriore testimonianza dell’esistenza di antichissimi itinerari percorsi da popoli e culture da più di duemila anni.

 

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